Il programma di immigrazione australiano è un programma non discriminatorio aperto a tutti coloro che soddisfano i criteri di ammissione previsti dalla legge. La politica australiana in materia di immigrazione è strutturata in modo da rispondere efficacemente agli interessi economici, democratici, umanitari e sociali del paese. Essa mira a garantire che l’immigrazione sia vantaggiosa per la crescita economica e sociale dell’Australia. Dopo la pandemia di coronavirus, è diventato ancora più importante promuovere la ripresa economica. Di conseguenza, si pone sempre più l’accento sulla migrazione qualificata, mirata ad attrarre individui con competenze e abilità specifiche che supportino i settori richiesti a seguito della pandemia, che soddisfino le esigenze del mercato del lavoro locale e che promuovano le entrate fiscali.
Tra le varie misure adottate in risposta al Covid-19, l’introduzione di nuovi percorsi di immigrazione, l’implementazione di un programma globale di attrazione dei talenti, la rivoluzionaria fusione di diverse sottoclassi e categorie di visti, l’assegnazione incrementale di posti in determinate categorie di visti e i notevoli sforzi per promuovere lo sviluppo regionale e la crescita demografica.
Il 2022 e il 2023 hanno portato a una ripresa del settore dell’immigrazione, duramente colpito. Con il nuovo governo, il Ministro degli Affari Interni e il Ministro dell’Immigrazione, della Cittadinanza e degli Affari Multiculturali hanno preso provvedimenti per valutare e migliorare i processi di immigrazione in Australia.
La legge australiana sull’immigrazione è disciplinata da due statuti: il Migration Act 1958 e il Migration Regulations 1994. Tali normative sono applicate dal Dipartimento degli Affari Interni (Home Affairs) in relazione all’immigrazione, alla cittadinanza e al controllo delle frontiere, con funzioni che comprendono la revisione e la modifica delle politiche, l’elaborazione dei visti e il processo decisionale.
Diverse agenzie, tra cui l’Australian Taxation Office, assistono l’Home Affairs nel garantire la conformità dei lavoratori stranieri e delle aziende sponsor.
L’Australia ha un complesso sistema di immigrazione e tutti i cittadini stranieri hanno bisogno di un visto per entrare, rimanere o lavorare in Australia. La lunga tradizione migratoria australiana ha portato allo sviluppo di un quadro legislativo in continua evoluzione, per rispondere alle attuali influenze economiche, politiche, culturali e umanitarie.
Le dimensioni e la composizione del programma migratorio australiano sono riviste annualmente attraverso il processo di bilancio del governo e sono inevitabilmente influenzate dal dibattito politico, guidato dalla necessità di ripresa economica nel contesto post-Covid 19. Le caratteristiche principali della struttura di governance australiana riconoscono al ramo esecutivo del governo una notevole discrezionalità nel decidere chi può entrare in Australia.
Per quanto riguarda specificamente l’ambito aziendale, il programma di migrazione permanente è guidato principalmente dalle carenze e dalle esigenze del mercato del lavoro australiano. L’attenzione si è spostata anche sulla promozione della migrazione di lavoratori altamente qualificati e immediatamente disponibili a contribuire alla forza lavoro australiana, nonché sul miglioramento del quadro normativo per rafforzare il rispetto delle norme da parte delle imprese sponsor.
In caso di rifiuto di una domanda di visto, i richiedenti hanno diritto a un riesame da parte della Migration and Refugee Division, Administrative Appeals Tribunal (AAT).
L’Australian Border Force è stata istituita il 1° luglio 2015 e funge da entità operativa di prima linea per l’applicazione della legge, concentrandosi su indagini, conformità e operazioni di detenzione. La Border Force è anche responsabile dell’imposizione di restrizioni di viaggio alle nuove frontiere covid-19 a partire dal 2 marzo 2022, e di guidare l’approvazione delle esenzioni per l’ingresso in Australia per coloro che non sono vaccinati.
La richiesta di intervento ministeriale è considerata l’ultima opzione, poiché i risultati sono spesso incerti. La richiesta al Ministro degli Affari Interni può essere presentata solo in presenza di circostanze impellenti e compassionevoli che rientrano nei criteri unici o eccezionali stabiliti dal Ministero.
Un caso può essere rinviato al Ministero per una seconda volta solo se si vi e’ un “cambiamento significativo delle circostanze che solleva nuove questioni sostanziali non precedentemente fornite o considerate in una precedente richiesta” che rientra nell’ambito delle politiche del Migration Act 1958.