
Il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo fiscale globale dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha scosso il panorama fiscale internazionale. Le due iniziative principali dell’OCSE – Pilastro I e Pilastro II – sono state progettate per affrontare le sfide fiscali dell’economia digitale e introdurre un’aliquota fiscale minima globale per le società.
Panoramica del Pilastro I e Pilastro II
Il Pilastro I è stato progettato per assicurare che le grandi imprese multinazionali (MNE) paghino le imposte nelle giurisdizioni con attività rilevanti rivolte ai clienti, indipendentemente dalla presenza fisica. Le misure mirano a modernizzare le normative fiscali risalenti agli anni ’20, un periodo in cui non si immaginava l’impatto e la portata dell’economia digitale. Le nuove normative mirano principalmente alle grandi aziende tecnologiche che storicamente hanno tratto profitto da una bassa tassazione in mercati esteri chiave.
Il Pilastro II, al contrario, introduce un’aliquota fiscale minima globale del 15% per le imprese, mirata a ridurre il trasferimento dei profitti da parte delle aziende verso giurisdizioni a bassa tassazione, e ha ricevuto un ampio sostegno internazionale.
Stato dell’Implementazione Globale
Nonostante il ritiro degli Stati Uniti, molti paesi hanno manifestato la volontà di proseguire i loro sforzi di attuazione o hanno già implementato la legislazione del Pilastro II. Molti paesi dell’UE, tra cui Francia e Germania, hanno già adottato leggi in materia e integrato l’imposta minima globale nelle loro normative nazionali. Altri sono in fase di trasposizione, beneficiando dei rinvii disponibili.
Giappone, Singapore e Australia hanno introdotto leggi per adottare l’imposta minima globale, dimostrando un impegno attivo verso il quadro OCSE. Nel Medio Oriente, gli Emirati Arabi Uniti hanno implementato una tassa minima nazionale e cercato di allinearsi ai principi e alle linee guida del Pilastro II.
Le Implicazioni del Ritiro degli Stati Uniti
Il 20 gennaio 2025, il presidente Trump ha firmato un ordine esecutivo dichiarando che l’Accordo Fiscale Globale dell’OCSE “non ha forza o effetto” negli Stati Uniti senza l’approvazione del Congresso. Questa azione ha ritirato effettivamente il sostegno degli Stati Uniti all’accordo internazionale e ha indirizzato l’Amministrazione degli Stati Uniti a investigare le pratiche fiscali estere che potrebbero essere extraterritoriali o discriminatorie verso le grandi aziende americane.
Il ritiro ha sollevato preoccupazioni riguardo ai rischi di doppia imposizione per le multinazionali statunitensi, le tensioni commerciali con gli alleati e la fattibilità complessiva delle riforme fiscali OCSE senza la partecipazione della più grande economia mondiale.
Implicazioni per i Centri Finanziari Internazionali (IFC)
Il ritiro degli Stati Uniti ha sollevato nuove sfide per gli IFC, incluse le giurisdizioni che avevano già preso provvedimenti per allinearsi con le iniziative fiscali dell’OCSE, come i requisiti di sostanza economica e l’adozione di disposizioni per la trasparenza.
Le giurisdizioni fiscali neutre come le Isole Cayman e le Isole Vergini Britanniche (BVI) hanno tradizionalmente implementato leggi sulla sostanza economica e accordi di scambio di informazioni per mantenere la legittimità globale. Senza la partecipazione degli Stati Uniti, la pressione per adottare pienamente il Pilastro II potrebbe diminuire, permettendo loro di mantenere la loro posizione fiscale neutrale senza dover radicalmente alterare i loro sistemi fiscali.
Le giurisdizioni delle Channel Islands, come Jersey e Guernsey, hanno abbracciato le linee guida OCSE, introducendo modifiche normative per rispettare le regole sulla sostanza economica, sono stati i primi ad adottare lo scambio di informazioni e hanno implementato leggi nazionali per integrare il framework della tassa minima.
Jersey ha introdotto misure per applicare le regole estere sulle Controlled Foreign Corporations (CFC) degli Stati Uniti, con un credito per alcune imposte miste ad un limite del 7,50%. Questa misura è stata progettata per affrontare, tra le altre, le normative GILTI degli Stati Uniti, che sono state provvisoriamente approvate dall’OCSE come compatibili con le imposte credibili del Pilastro II.